Titolo:
Il Buco nel Rumore
Autore: Patrick Ness
Casa Editrice: Rizzoli
Pagine: 523
Trama:
E se si potessero sentire i pensieri degli altri? Se si potesse sentire tutta la gioia, tutto il dolore, la pena, i rimpianti, i desideri e i segreti degli altri? Se i pensieri di tutti - tuoi e di chi ti sta intorno - fossero un Rumore che ti travolge e che non puoi fermare? Che cosa faresti tu? Che cosa faresti tu se un giorno scoprissi che nonostante quei pensieri come una voce continua, nonostante il Rumore, tutti, da sempre, ti hanno mentito sul mondo in cui vivi?
La mia recensione
Ho provato a buttar giù qualche riga riguardo a questo romanzo e mi sono ritrovata a sragionare e a perdermi.
Così mi sono fermata per ricominciare da capo a parlarvi di questa
bella storia, unica e originale, che di più non potrebbe essere, cercando di esprimere un qualche pensiero sensato.
Da quando ho iniziato a scrivere sul blog, questa è stata senza dubbio la
recensione più difficile per me.
Ho apprezzato tantissimo il mondo creato da Ness, ma allo stesso tempo mi sono ritrovata a leggere qualcosa di
diverso da ciò che mi aspettavo e ne sono rimasta spiazzata.

Il Buco nel Rumore infatti,
mi è davvero piaciuto, anche se mi è mancato qualcosa nell'esperienza della lettura, qualcosa che non so neanche io bene spiegare. Come se tutto fosse giusto e ben scritto, ma leggendolo io non avessi provato le sensazioni sperate. Ma vedremo dopo...ora voglio dirvi che questa storia parte nel migliore dei modi:
direttamente dalla testa del suo protagonista, Todd Hewitt.
"
Io sono Todd Hewitt, mi dico con gli occhi chiusi. Ho dodici anni e dodici mesi. Vivo a Prentisstown su New World. Fra un mese esatto diventerò un uomo."
Todd è un ragazzino di quasi tredici anni che vive a Prentisstown, l'unico villaggio rimasto in un intero nuovo mondo, in cui i colonizzatori giunsero anni prima, alla ricerca di un posto migliore in cui vivere.
A Prentisstown, Todd lavora alla fattoria di Ben e Cillian, i due uomini che l'hanno cresciuto dopo la morte di sua mà e suo pà,
ha un cane Manchee, che gli è stato affibbiato da Cillian e che tanto per mettere in chiaro le cose, lui proprio non voleva.
A Prentisstown tutti possono sentire i pensieri di tutti. Ma proprio tutti, nessuno escluso: quelli del sindaco Prentiss, quelli di Aaron la guida spirituale, quelli di Mr Turner eccetera eccetera eccetera.
Forse però è meglio specificare chi sono questi "tutti" che produco il Rumore, perché è così che si chiama il continuo flusso di pensieri e immagini e voci degli uomini. Appunto, uomini. Perché
a Prentisstown non ci sono donne. Nemmeno l'ombra. Sono morte tutte a causa del morbo che portò il Rumore, quello rilasciato dagli Spackle, gli alieni indigeni di New World che furono sconfitti dalla città in una sanguinosa guerra.
Un giorno però, mentre Todd si trova nella palude per raccogliere le mele insieme al suo fidato e sciocco cane, succede
qualcosa che non sarebbe dovuto accadere. Todd
percepisce un buco nel Rumore, una strana calma che proviene dalle capanne abbandonate degli Spackle. Da allora ogni cosa in cui ha sempre creduto viene messa in dubbio,
ogni sua certezza crolla. Perché gli uomini possono mentire con il Rumore, possono nascondere la verità. Perché nel rumore è tutto così aggrovigliato e confuso che
la verità e la bugia sembrano la stessa cosa.
Non voglio dirvi di più della trama perché è molto meglio scoprire tutto da soli. Il libro stesso è un viaggio alla ricerca della verità e della salvezza e Todd dovrà affrontare dolori e perdite inimmaginabili per raggiungerle.
Devo dire che pur non conoscendo la trama,
scoprire la verità non è poi così difficile. Dopo i primi dodici capitoli, già avevo capito gran parte dei misteri che venivano celati a Prentisstown e questo ha un po' smorzato il mio interesse per lo sviluppo della storia.
In più
ho trovato che al romanzo mancasse qualcosa. Come se Ness avesse solo sfiorato le possibilità di questo libro, ma non le avesse mai davvero sfruttate.
Mi è sembrato di percepire quella grandiosità e universalità che un libro come questo può raggiungere (alla Philip Pullman per intenderci, anche se mi sarebbe bastato molto meno), la profondità dei pensieri e di ragionamenti che sarebbero potuti sorgere dalle parole dell'autore.
C'era qualcosa sotto la superficie che andava tirato fuori. Solo che non è successo. Questo è quanto posso dire per spiegare nel modo migliore possibile perché non ho amato questo libro. Badate, non l'ho amato, ma mi è piaciuto.
Credo che
il titolo originale del libro fosse una chiave di lettura molto importante e trovo sbagliata la decisione della casa editrice italiana di cambiarlo.
The knife of never letting go.
Il Buco nel Rumore infatti
parla di un coltello. Il coltello che Ben dà a Todd prima di farlo fuggire.
Parla di un coltello e delle sue scelte.

Questo perché un coltello è quel genere di oggetto che determina quale tipo di perdona sei.
Perché dalla sua scelta dipende l'uomo e dalla scelta dell'uomo dipende l'azione del coltello.
Bisogna capire bene chi guida chi.
E in fondo è la stessa cosa. Il coltello è il simbolo e l'uomo e il coltello sono legati. Un'arma a doppio taglio. Perché il coltello può uccidere, o forse è l'uomo che può. Nessuno dei due riesce a sopraffare l'altro. Ma
è impossibile lasciare andare.
Mi rendo conto che quello che ho detto potrebbe essere confuso e poco sensato, ma il punto fondamentale è che
questo libro parla di un ragazzo e del suo diventare uomo. E un coltello, (e ciò che esso rappresenta), può determinare il tipo di uomo che un giorno sarai. Le azioni che si possono compiere con un coltello, sono quelle che separano l'innocenza di un bambino dall'irrimediabile colpevolezza dell'adulto, consapevole degli errori e del dolore che può causare.
Devo ammettere che questo aspetto della storia, sottile a volte, è stato quello che mi è piaciuto di più.
"
Ma un coltello non è solo un oggetto, no? È una scelta, è qualcosa che fai. Un coltello dice sì o no, colpire o no, morire o no. Un coltello tira fuori una decisione dalla tua mano e la lascia andare in giro per il mondo e non la fa più tornare indietro."
Lo stile dell'autore è particolare e unico e ci permette di entrare davvero nei pensieri di Todd. I personaggi sono fantastici, tutti meravigliosi a modo loro (anche se
Manchee rimarrà sempre il mio preferito).
Ai
tratti intensi e dolorosi si alternano
scene buffe e colorite (ci sono parecchie parolacce non scritte esplicitamente come "f*" e "k*"), che rendono la
narrazione divertente e realistica.
Avrei forse desiderato un po' più di introspezione e meno viaggio, una storia più intricata e complessa. Ma questo non perché la storia non sia stata abbastanza di per sé, ma
il mio giudizio è stato condizionato dalle mie aspettative che si sono rivelate sbagliate. Il Buco nel Rumore non è stato peggiore delle mie aspettative, solo diverso. Eppure questa differenza è quella che non mi ha fatto apprezzare il romanzo fino in fondo.
Può sembrare una recensione un po' negativa, ma non lo è per niente. Ho voluto solo far capire il mio punto di vista, perché altre persone non cadano nel mio stesso errore. Spero davvero di essermi spiegata nel miglior modo possibile. Raccomando a tutti questa lettura, ma
consiglierei di immergersi nel libro senza troppe aspettative, in modo da poter apprezzare fino in fondo la bellezza e l'originalità di questa storia.
Voto: 4/5
Sono molto curiosa di conoscere il vostro parere! :)